REALTA’ E DESIGN: UN CONNUBIO OSMOTICO E’ tempo di gettare uno sguardo sulla direzione che il trend dell’home decor imboccherà nel nuovo anno. L’imprescindibile caratterizzazione soggettiva di una casa, se modulata assecondando le tendenze più in voga del design, struttura il fascino di uno spazio, vissuto come accogliente e percepito come elegante: il miglior biglietto da visita per una dimora.

Come nell’affine universo della moda le cromie di riferimento possono variare, anche bruscamente, da una stagione all’altra; alcune tendenze invece sono di più ampio respiro, venendo definite e consolidate in termini di lustri, se non addirittura di decadi. La resilienza all’usura di tali processi è spesso dettata dall’inevitabile osmosi che si genera tra realtà e design, dove il secondo cerca di rispondere alle esigenze che la prima evidenzia. Pensiamo, ad esempio, al concetto di biophilic design, che sintetizzato all’estremo ribalta il rapporto antitetico tra cemento e natura, stimolando una connessione il meno possibile artefatta tra l’individuo e lo spazio aperto. Un modello di architettura che richiama la tematica del cambiamento climatico; l’impellenza di un approccio maggiormente green che riverbera i suoi riflessi anche nell’interior design, con la riscoperta del legno riciclato o della pianta come soluzione d’arredo.

PANDEMIA E RITORNO AL MINIMALISMO Ma se nel caso dell’ecosostenibilità si può parlare metaforicamente di lento processo erosivo, il 2020 sarà invece di certo ricordato per evento ben più traumatico, brusco e travolgente come una slavina. La valanga della pandemia ha catalizzato una serie di dinamiche latenti anche in tema d’arredo, accelerando la definizione di alcuni paradigmi. Emblematico a tal proposito il titolo di un recente articolo edito su Fastcompany: “il covid 19 ha ucciso il massimalismo”. Difatti, dopo anni in cui l’home decor ha inseguito la fascinazione dell’eccesso e della fastosità, le richieste più recenti del mercato sottolineano una rivisitazione del minimalismo.

Due esempi concreti corroborano tale tesi. Nell’estate appena trascorsa il customer statunitense ha speso oltre dieci miliardi di dollari nell’acquisto di complementi d’arredo per la casa; un valore, in termini assoluti, superiore al corrispettivo periodo del 2019 e in netta controtendenza rispetto alla crisi generalizzata del settore retail. Dato quantitativo che viene confermato anche da Ligne Roset, azienda francese che offre soluzioni d’arredo di alto design. Simone Vingerhoets-Ziesmann, amministratore delegato di Ligne Roset, afferma: "Quando è iniziata la pandemia, abbiamo visto persone dare la priorità al comfort sopra ogni altra cosa.

Sono concentrati sui loro bisogni umani più essenziali." Parole che ci offrono la complementare chiave di lettura qualitativa per interpretare al meglio i sommovimenti che stanno rivoluzionando anche il settore del design. Non si rincorre l’acquisto di nuove soluzioni d’arredo bensì si cerca un aggiornamento dei mobili già presenti, per rendere più confortevole il surplus di tempo da trascorrere tra le mura domestiche, in tempo di smart working e lockdown a singhiozzi.

QUANDO IL VIRUS RISCRIVE IL CODICE GENETICO DELLA CASA: I PRECEDENTI Non è la prima volta che una pandemia riscrive il codice genetico dell’interior design. Ripercorrendo la Storia, basti pensare all’evento pandemico degli anni ’20 del secolo scorso. Gli storici dell’architettura, primo fra tutti Paul Overy, individuarono la nefasta epidemia di influenza spagnola quale principale artefice della definitiva transizione dall’epoca vittoriana al modernismo architettonico. L’impatto e la conoscenza scientifica del virus segnarono uno spartiacque; la necessità di ambienti maggiormente igienici segnò il tramonto di un’estetica incentrata su arredi barocchi e spazi onusti di tessuti, lampadari, candelabri e altri elementi di illuminazione, percepiti come superflui se no, in alcuni casi, addirittura deleteri.

L’esigenza di spazio e pulizia introdusse l’immancabile grande finestra, complemento tipico dell’interior design dei twenties; la luce solare era percepita quale migliore antidoto all’accumulo di sporcizia e acari potenzialmente forieri di germi e malattie. Andando ancora più a ritroso nel tempo, durante il XIX secolo, furono le epidemie di tubercolosi e colera a ispirare i progettisti dell’epoca. La toilette moderna, con i correlati sistemi idraulici e fognari, è un lascito proprio di quel periodo; non potrebbe essere diversamente se pensiamo al design come l’estetica al servizio della funzione.

I NUOVI TWENTIES: LE SOLUZIONI D’ARREDO CHE CONCEDONO L’ILLUSIONE DELLO SPAZIO Parafrasando il filosofo Giambattista Vico possiamo dunque asserire che i corsi e ricorsi storici ritornano anche in tema di arredamento, con peculiarità e sfumature dettate dalle diverse contingenze. Il comeback del minimalismo e della sobrietà non deve essere quindi inteso come un freddo remake di alcune tendenze già in voga nel passato. Questa volta l’esigenza di strutturare spazi lineari, ariosi, facilmente igienizzabili si compendia e sublima nella ricerca di comfort e calore.

Open space, tessuti caldi, finiture morbide come soffici cuscini, colori neutri dalle nuance calde e intense, il ritorno del legno in una commistione di materiali, immancabili tocchi di verde floristico per portare un assaggio di natura in casa. Quando uscire diventa un lusso non resta che rifugiarsi nel minimalismo per creare l’illusione dello spazio.