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Nel panorama del design per illuminazione, il brand FontanaArte assurge a paradigma per antonomasia.

Il prestigio del marchio lo pone automaticamente tra i vanti del made in Italy. Il lignaggio illustre e il longevo retaggio conferiscono ai prodotti FontanaArte uno status, tipico delle grandi griffe.

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L’azienda nasce a Milano nel 1932, come spin-off della Luigi Fontana & Compagni, attiva già dagli anni ottanta dell’Ottocento. La sliding door è rappresentata dal folgorante incontro tra due delle menti più fervide dell’imprenditoria dell’epoca. Luigi Fontana e Giò Ponti, già direttore artistico presso la Richard Ginori, avviano un sodalizio che sarà foriero di grandi risultati.

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L’anno seguente l’azienda, rinnovata nella sua mission, acquisisce una piccola bottega, gestita dalle sapienti mani di Pietro Chiesa, straordinario artigiano specializzato nella lavorazione di lastre in cristallo e vetrate artistiche. Si completa così un tridente, che per sincronicità degli eventi, richiama l’epopea della nazionale di calcio di quegli anni, compagine pluri-iridata guidata dal carisma del trio Pozzo, Meazza e Ferrari. Due esempi storici che contravvengono un antico adagio: le società devono essere formate da un numero dispari di soci e tre soci sono già troppi.

Nel caso della FontanaArte la proficua sinergia dei tre, porterà fino ai vertici mondiali del settore. Un’eccellente professionalità, maestranze esperte e progettisti visionari coadiuvati dalle migliori tecnologie dell’epoca furono gli ingredienti necessari per lanciare sul mercato una vasta gamma di prodotti, divenuti pietre angolari per le evoluzioni immaginate poi dalla successiva generazione di designer. Emblematico a tal proposito l’esempio della lampada a sospensione 0024. Ideata da Giò Ponti nel 1931, concettualmente ricorda un disegno del Da Vinci che già prefigura nel 500’ le macchine volanti, concretizzatesi quattro secoli più tardi. Nell’azzardo del paragone c’è il nostro tributo alla forza di un’idea, che troverà la definitiva consacrazione sul mercato solo trent’anni più in là.

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Nell’immediato periodo post bellico il marchio saprà ritrovare l’antico fulgore grazie alla direzione di Pietro Chiesa, che porterà l’azienda al periodo di più feconda produttività. Il catalogo si amplia fino a includere scatoli e piatti, nel tentativo di dotare di una valenza estetica, oggetti fino ad allora calibrati sulla mera funzionalità.

Con la direzione di Max Ingrand , approfittando di una congiuntura economica non più d’emergenza, la FontanaArte tornerà a occupare letteralmente luoghi che le sono simbolicamente congeniali. Riaprono gli showroom di Roma in via Condotti e di Milano in via Montenapoleone .

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E’ sotto la direzione artistica di Gae Aulenti che il brand toccherà il suo apogeo, grazie al lancio di prodotti iconici, come la lampada da parete Velo o la più recente Yumi, rivisitazione ultima della celebre lampada ad arco.

La lampada Velo è una presenza eterea, che pare essere in un precario equilibrio, sospesa in parallelo al muro. Un design che occulta i morsetti in acciaio agganciati a due tiranti in acciaio, conferendo solidità a una struttura che lascia una piacevole sensazione di leggerezza. Semplicità, rigore e bellezza enfatizzate dalla forza di un simbolo, il tutto autografato dalla firma d’autore di Franco Raggi.

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Nell’ultimo oggetto del nostro focus  già si intravedono i crismi del prodotto cult. Shigeru Ban ha reinterpretato per FontanaArte l’Arco( da qui la traduzione nipponica Yumi), riversando in questa forma elementare l’efficienza di una tecnologia all’avanguardia e il concetto di un punto luce dall’intensità calda e raccolta.

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